Finalità e obiettivi delle Pari Opportunità e Politiche di genere

Pari Opportunità
Le pari opportunità possono essere definite un principio che regola i giochi e la competizione tra gruppi e categorie, assicurando ai concorrenti uguali punti di partenza e condizioni di competizione indipendentemente dalla loro appartenenza di sesso, di etnia o di religione, condizione fisica o sociale.
Il concetto di pari opportunità emerge inizialmente come risposta per combattere contro qualsiasi forma di discriminazione sostanziale nei confronti di un soggetto o di una pluralità di soggetti; valorizza quindi un’idea di eguaglianza tipicamente liberale, quella dei punti di “partenza”: secondo cui è fondamentale che siano comuni le regole del gioco e che chiunque sia messo nella condizione di potervi partecipare.
Gli Enti locali devono far riferimento alla normativa europea che definisce il principio di pari opportunità come l’assenza di ostacoli alla partecipazione economica, politica e sociale di un qualsiasi individuo per ragioni connesse al genere, religione e convinzioni personali, razza e origine etnica, disabilità, età, orientamento sessuale.
La discriminazione basata su religione o convinzioni personali, handicap, età o tendenze sessuali è proibita in tutta la Comunità europea poiché può pregiudicare il conseguimento degli obiettivi del trattato CE, in particolare il raggiungimento di un elevato livello di occupazione e di protezione sociale, il miglioramento del tenore e della qualità della vita, la coesione economica e sociale, la solidarietà e la libera circolazione delle persone.
Politiche di Genere
Tradizionalmente gli individui vengono divisi in uomini e donne sulla base delle loro differenze biologiche. Nel sentire comune, infatti, il sesso e il genere costituiscono un tutt’uno. Ma una distinzione tra questi due aspetti dell’identità umana esiste: sesso e genere non costituiscono due dimensioni contrapposte ma interdipendenti: sui caratteri biologici si innesca il processo di produzione delle identità di genere.
Il genere è un prodotto della cultura umana e il frutto di un persistente rinforzo sociale e culturale delle identità: viene creato quotidianamente attraverso una serie di interazioni che tendono a definire le differenze tra uomini e donne. A livello sociale è necessario testimoniare continuamente la propria appartenenza di genere attraverso il comportamento, il linguaggio, il ruolo sociale. Si parla a questo proposito di ruoli di genere. In sostanza, il genere è un carattere appreso e non innato. Maschi e femmine si nasce, uomini e donne si diventa.
Il rapporto tra sesso e genere varia a seconda delle aree geografiche, dei periodi storici, delle culture di appartenenza. I concetti di maschilità e femminilità sono concetti dinamici che devono essere storicizzati e contestualizzati. Ogni società definisce quali valori additare alle varie identità di genere, in cosa consiste essere uomo o donna.
Sul piano politico e istituzionale gli Enti locali devono riferirsi alla “Carta europea per l’uguaglianza
e la parità delle donne e degli uomini nella vita locale”. Si tratta di un documento promosso dal Consiglio dei Comuni e delle Regioni di Europa che individua nel locale il contesto più idoneo alla progettazione e all’azione politica sulle differenze di genere e sulla riduzione delle disparità effettive ad esse riconducibili.
L’effettiva integrazione della dimensione di genere nelle politiche, nell’organizzazione e nelle procedure da parte degli enti locali, nonché l’impegno e la cooperazione conl’insieme degli attori locali, diventano il presupposto per presidiare e conoscere le differenze di genere sul territorio e per impedire che si traducano in diseguaglianze. Proprio nel locale l’impatto può raggiungere la quotidianità della vita di donne e uomini; solo ragionando nello spazio e nel tempo che effettivamente vivono ed sperimentano il cambiamento può iniziare a riguardare tutti, nel senso di ciascuno(a).