L’arresto di un consigliere comunale
Desidero destinare lo spazio di questo numero ad un fatto recentemente accaduto nella nostra città.
L’arresto di un Consigliere Comunale ha rappresentato un fatto grave per la vita politico-amministrativa della nostra Città.
Ci hanno sorpreso ed amareggiato la natura di quanto viene addebitato e la consapevolezza che simili episodi portano sempre acqua al mulino dell’antipolitica e del qualunquismo, per i quali si tende a generalizzare le responsabilità personali in un pericoloso processo di demonizzazione della classe politico-amministrativa e di delegittimazione delle istituzioni pubbliche.
Fatta questa premessa, lo svolgersi del dibattito sulla stampa, sui social network, e più in generale in Città, rendono opportune da parte nostra alcune precisazioni, prescindendo dall’evoluzione della vicenda in ambito giudiziario e dalle responsabilità che verranno accertate.
Infatti, dai resoconti giornalistici, emergerebbero connessioni tra il ruolo rivestito dal Consigliere Francesco Massaro, come Presidente della I Commissione Consigliare ”Assetto ed uso del territorio e dell’ambiente”, e la sua possibilità di poter incidere sull’esito delle pratiche edilizie.
Nell’ambito degli organi istituzionali dei Comuni sono previste le Commissioni Consiliari, i cui membri sono eletti dal Consiglio Comunale e vengono, in genere, articolate per aree amministrative omogenee.
Il Presidente di Commissione viene eletto dai membri della Commissione stessa, ed ha solo il compito di convocare le relative sedute e di disciplinarne e coordinarne i lavori.
La funzione delle Commissioni è principalmente quella di approfondire, valutare ed esprimere parere non vincolante in ordine alle proposte di deliberazione loro sottoposte dal Sindaco e dagli Assessori.
Quindi, sotto il profilo del peso decisionale, il Presidente di una commissione incide sui singoli atti solo con il proprio voto, in qualità di Consigliere, sia nella Commissione, sia nell’ambito del Consiglio Comunale.
Per quanto concerne le pratiche edilizie, esse riguardano attività tecniche ed amministrative svolte nell’ambito della tecnostruttura di un Ente, trattate, quindi, da funzionari e tecnici, fatta eccezione per quei casi particolari stabiliti dalla legge (deroghe al Piano Regolatore o varianti urbanistiche collegate), che richiedono il coinvolgimento del Consiglio Comunale e quindi della Commissione Consiliare.
Vi è da precisare inoltre, che la maggior parte di queste pratiche prevedono modalità istruttorie che coinvolgono la responsabilità di diversi uffici e/o enti.
Alla luce di quanto fin qui precisato, desideriamo fare altre due considerazioni:
– quanto accaduto, da una prima analisi dei fatti ed in attesa degli sviluppi dell’inchiesta, sembrerebbe isolare le responsabilità nella sfera personale dell’interessato, senza il coinvolgimento di altri soggetti della struttura politico-amministrativa della Città;
– noi abbiamo e avremo il massimo rispetto del lavoro della magistratura, ma ribadiamo altresì il rispetto verso chi è coinvolto in vicende giudiziarie nella fase di inchiesta preliminare ai gradi di giudizio; il nostro garantismo non è e non sarà mai ad assetto variabile, in funzione delle figure istituzionali, delle rappresentanze politiche e delle loro appartenenze.
Per noi al centro di tutto devono esserci sempre le garanzie costituzionali dei cittadini, chiunque essi siano.
Per questo motivo, in assenza di fatti nuovi sul fronte dell’inchiesta, anche in questo caso, ci asterremo da ogni ulteriore considerazione.
Purtroppo, anche noi siamo costretti a ricorrere alla formula di rito “la giustizia faccia il suo corso”, che in un Paese democratico dovrebbe essere di un ovvietà disarmante.